Nelle verdi colline del cuore d’Italia, l’Umbria, dove l’aria è intrisa del profumo di rosmarino e timo selvatico e gli occhi si perdono nelle bellezze dei luoghi, nell’ormai lontano XIII secolo un uomo rivoluzionario e santo vi camminava a piedi nudi, parlando con gli animali e dedicando la sua vita semplice a Dio. Stiamo parlando di San Francesco d’Assisi, il santo patrono d’Italia, così amato in tutto il mondo.
Ma, cosa metteva nel suo piatto questo asceta? Immergiamoci in un viaggio culinario attraverso l’Umbria medievale, alla scoperta dei sapori che nutrirono l’anima – e lo stomaco – di uno dei santi più amati della storia.
Il falso mito di San Francesco vegetariano
Contrariamente a quanto si possa immaginare, San Francesco non era vegetariano, anche se mangiava verdure. La “Regola non bollata” dell’ordine francescano, composta intorno al 1221, ci offre uno sguardo illuminante sul suo rapporto con il cibo:
“E ogni qualvolta sopravvenga la necessità, sia consentito a tutti i frati, ovunque si trovino, di servirsi di tutti i cibi che gli uomini possono mangiare, così come il Signore dice di Davide, il quale mangiò i pani dell’offerta che non era permesso mangiare se non ai sacerdoti”.
Questa flessibilità nel regime alimentare riflette la pragmatica compassione di Francesco, che poneva l’accento sulla gratitudine e la condivisione piuttosto che su rigide restrizioni dietetiche. Il cibo era un dono.
Cosa piaceva mangiare San Francesco
Premesso che il Poverello d’Assisi viveva di mendicità, per cui mangiava ciò che gli veniva offerto, aveva però alcune pietanze preferite.
- Il pasticcio di gamberi e luccio
Questo piatto è legato in particolare a un episodio della vita di San Francesco, quando soggiornò presso i frati a Fonte Colombo per curare i suoi problemi agli occhi. Durante questo periodo, ricevette in dono un canestro pieno di pietanze gustose, tra cui il pasticcio di gamberi. Come riportato da Tommaso da Celano nel Trattato dei miracoli,
“Intanto la mensa del Signore soccorse la mensa dei suoi servi; si sentì bussare alla porta, accorse un frate ed ecco una donna che offrì un canestro pieno di pane fragrante, di pesci, di pasticcio di gamberi, con sopra grappoli di uva e miele (3Cel, FF 859)”.
E quello che pare apprezzò particolarmente il Santo, fu proprio il pasticcio.
La ricetta del tempo prevedeva l’uso di ingredienti della polpa e del succo di gamberi, il luccio con l’aggiunta di noci e di altre spezie, all’epoca utilizzate in misura superiore nei giorni di magro rispetto a quelli di grasso.
- Il luccio, un pesce d’acqua dolce
L’amore di Francesco per il luccio era così grande che secondo quanto tramandato attraverso lo Speculum perfectionis, quando era gravemente ammalato e si trovava nel palazzo del vescovo ad Assisi, espresse il desiderio di poter mangiare il luccio. Fra Gerardo, “Ministro a Rieti”, pare arrivò con tre bellissimi pesci e piatti di gamberi.
“Ebbe appena espresso questo desiderio, che si fece avanti un tale con un canestro dove erano, ben cucinati, tre grandi squali, e pasticci di gamberi, che il Santo mangiava volentieri. Glieli inviava frate Gerardo, ministro a Rieti (Spec cap. 111, FF 1811”).
- I mostaccioli
Anche se la Regola non bollata ammoniva contro gli eccessi – “State bene attenti, che i vostri cuori non si appesantiscano nella crapula e nell’ubriachezza“- Francesco non disdegnava completamente le dolci leccornie. I mostaccioli, dolcetti a base di mandorle, farina, mosto d’uva e miele, pare fossero un suo dolce preferito.
- Il vino
E poi c’è il vino, che di tanto in tanto beveva, se gli veniva offerto.
Cosa mangiava ogni giorno S. Francesco?
Al di là delle sue preferenze culinarie, e del cibo che veniva donato a lui e agli altri frati, l’alimentazione era essenzialmente legata alle pratiche alimentari medioevo in Italia.
- Il Pane: Alimento Fondamentale
Il pane era un alimento base nella dieta medievale e San Francesco lo considerava essenziale. Spesso consumava pane semplice, fatto con farina di grano, acqua e sale. In un’epoca in cui il pane rappresentava la vita stessa, Francesco lo vedeva come un dono di Dio, simbolo di sostentamento e comunità.
I cereali, come orzo e farro, erano fondamentali nella dieta quotidiana e venivano consumati in zuppe.
- Verdure ed Erbe Selvatiche
La dieta di San Francesco includeva una varietà di verdure fresche come cavoli, cipolle e legumi. Le erbe selvatiche erano raccolte nei campi e utilizzate per insaporire i piatti.
Così, nella sua estrema semplicità, San Francesco ci ricorda che il nutrimento non è solo una questione di calorie e sapori, ma anche di connessione con la natura, gratitudine e consapevolezza.