Nella piazza dell’Obradoiro, un imponente edificio rinascimentale fiancheggia a sinistra la cattedrale. Oggi è un hotel di lusso in cui soggiornano, tra gli altri, i Re di Spagna quando viaggiano in Galizia. Fino a cento anni fa, era uno degli ostelli per pellegrini più famosi del Cammino di Santiago (infatti, in onore di quel passato, l’hotel continua a servire gratuitamente dieci pasti ai primi dieci pellegrini che arrivano ogni giorno).
Ma soprattutto si tratta del testimone in pietra di uno dei pellegrinaggi a Santiago più famosi della storia, quello dei Re Cattolici, Isabella e Ferdinando, nel 1486.
Conosciamo i fatti dal cronista del regno, Hernando del Pulgar, nella sua Crónica de los Señores Reyes Católicos Don Fernando y Doña Isabel de Castilla y de Aragón, che racconta il viaggio quasi giorno dopo giorno.
Ma inoltre, come mostra lo storico Vidal González Sánchez, è arrivato a noi uno dei quaderni in cui Pedro de Toledo, l’elemosina della regina Elisabetta, teneva il conto del denaro che è stato dato ai pellegrini e ai mendicanti per tutto il percorso.
Una decisione improvvisa
Perché i Re Cattolici andarono a Santiago? In realtà, Ferdinando ed Elisabetta erano spesso in pellegrinaggio a Guadalupe (più di una dozzina di volte), e lì avevano anche una casa di riposo. Guadalupe ha il suo Cammino Reale grazie ai monarchi spagnoli e ai loro successori fino a Filippo IV, che furono molto devoti a questo santuario.
Ma l’Apostolo Giacomo era molto più di un santuario: era il simbolo e l’ispirazione, da quasi otto secoli, della Reconquista cristiana. Era il patrono del paese, il baluardo spirituale della lunghissima guerra che era iniziata a Covadonga nel 722, e che i Re Cattolici avrebbero concluso con la resa di Granada nel 1492.
Infatti, Isabel e Fernando stavano progettando di fare un pellegrinaggio lì per ringraziare solennemente quando ottennero la vittoria finale, ma un imprevisto gli fece anticipare il viaggio. Un nobile, il conte di Lemos, in Galizia, dichiarò la sua ribellione.
In realtà, era solo una piccola provocazione che avrebbe potuto essere risolta senza la necessità dell’intervento dei monarchi (in effetti, sarebbe bastato solo un richiamo verbale per mettere a tacere il conte). Ma i Re, molto religiosi, lo interpretarono come un segno divino: dovevano fermare le operazioni militari in Andalusia e fare un pellegrinaggio alla Tomba dell’Apostolo.
Un itinerario singolare
I Re riunirono un seguito di più di 200 persone a Córdoba e si misero in moto. È interessante notare che non seguirono il Cammino Mozarabo e la Via de la Plata, che erano l’opzione naturale (e che passava vicino a Guadalupe, il loro santuario preferito). Invece di questo, passarono vicino a Madrid e lì presero quello che oggi si chiama Camino de Levante, che passa per Ávila e Benavente, fino a unirsi a Ponferrada con il Cammino Francese.
Perché presero questa decisone? È molto possibile che la regina volesse cogliere l’occasione per visitare la madre, la regina vedova, e sua nonna, Isabel de Barcelós, che stava per morire. Per questo passarono per Arévalo, vicino ad Avila. Si sa, quindi, che entrarono in Galizia attraverso O Cebreiro, il luogo dove la tradizione dice che c’è un graal.
Passarono poi attraverso i luoghi tradizionali del il pellegrinato: Ponferrada, Portomarín, Palas de Rei, Melide, O Pedrouzo, e arrivarono a Santiago martedì 15 settembre, in mezzo a una grande attesa popolare.
Qui rimasero 20 giorni, e fecero molte elemosine e donazioni ai più bisognosi. I doni più importanti rigurdarono l’Apostolo stesso: un ricco incensario d’argento, un frammento del Lignum Crucis, e soprattutto, le risorse per costruire un enorme ospedale (albergue) per i pellegrini.
L’edificio costò ai re una fortuna, e prevedeva standard elevati per l’epoca in termini di costruzione e comfort. Aveva diversi cortili con fontane, con tetti impermeabili all’umidità e con un proprio orto. In essi ogni pellegrino è stato servito gratuitamente per i tre giorni successivi al loro arrivo a Santiago.
Sì, è lo stesso attuale hotel di lusso di cui parlavamo all’inizio. Sul suo muro c’è ancora un’iscrizione, che tradotta in italiano dice così:
I magnanimi re Ferdinando e Isabella
Lo hanno fatto costruire per i pellegrini di Santiago
L’opera iniziò nell’anno della Salvezza, 1501
E dieci anni dopo, è stato finito