Immagini cortesia di ISHRights
Quando un pellegrino indossa i suoi scarponi, prende il suo zaino e si mette a camminare liberamente attraverso montagne e campi alla ricerca di una meta, godendo dell’ospitalità della gente e incontrando altri camminatori di origini, credenze e classi sociali diverse, dimostra che la Dichiarazione dei diritti umani non è un’utopia irrealistica.
Questa è la profonda convinzione che anima due importanti donne venezuelano-americane, Devorah Sasha ed Elizabeth Sánchez-Vegas, socie e fondatrici di ISHRights, un’istituzione dedicata alla promozione dell’educazione ai diritti umani riconosciuti nella Dichiarazione del 1948.
Percorrendo insieme il Cammino Primitivo di Santiago, si sono rese conto del suo potenziale educativo ed esperienziale. È nata così l’iniziativa del Cammino dei diritti umani, con il sostegno del sito web WhereIsIsIsAsturias, che segna il percorso da Oviedo a Compostela con i 30 articoli della Dichiarazione universale. In questa intervista ci spiegano il loro progetto.
- Come, quando e perché è nato l’ISHR? Ritenete che sia necessario promuovere i diritti umani nel XXI secolo?
International Solidarity for Human Rights (ISHR) è stata fondata nel 2008, riconoscendo l’urgente necessità di educare e sensibilizzare sui diritti umani in tutto il mondo. Il 10 dicembre 1948, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato e proclamato la Dichiarazione universale dei diritti umani, in risposta alle tragedie della Seconda guerra mondiale. La Dichiarazione fu adottata all’unanimità con il mandato di essere distribuita, esposta, letta e discussa nelle scuole e in altre istituzioni educative di tutto il mondo.
Purtroppo, ciò non è avvenuto affatto. Oggi, appena il 5% della popolazione mondiale conosce la Dichiarazione. Inoltre, solo l’1% (circa 4 milioni di persone) l’ha letta. Questi numeri mostrano chiaramente l’urgente necessità non solo di promuovere la Dichiarazione, ma anche di approfondire l’educazione ai diritti umani.
L’ISHR si dedica allo sviluppo di programmi artistici ed educativi che rendano i diritti umani accessibili e comprensibili a persone di ogni età e provenienza. La missione dell’organizzazione è quella di promuovere una cultura del rispetto e della promozione dei diritti umani in tutto il mondo, coinvolgendo le comunità in attività che ne evidenzino l’importanza nella vita quotidiana.
La promozione dei diritti umani nel XXI secolo è fondamentale, a causa delle persistenti disuguaglianze globali e delle nuove minacce poste dalla tecnologia e dalla globalizzazione. Queste sfide moderne richiedono un’attenzione costante per garantire che nessuno venga lasciato indietro e che le libertà fondamentali siano sostenute in un mondo in rapida evoluzione.
- Devorah, lei è una figura molto nota nel mondo della canzone lirica latina. Come è diventata promotrice dei diritti umani?
Per anni la mia vita è ruotata esclusivamente intorno alla musica e ai testi latini. Tuttavia, di fronte all’oppressione e alla perdita delle libertà fondamentali nel mio Paese, ho iniziato a mettere in discussione le mie condizioni. Questa crisi personale mi ha portato a emigrare negli Stati Uniti in cerca di sicurezza e nuove opportunità. È stato durante questo periodo di transizione che mi sono imbattuta nella Dichiarazione universale dei diritti umani. Sono rimasto sorpreso nello scoprire che, essendo un artista istruito, non avevo mai esplorato questi diritti fondamentali.
Questa scoperta è stata un vero e proprio campanello d’allarme. Ho provato un misto di indignazione e responsabilità, chiedendomi come fosse possibile che qualcosa di così fondamentale fosse passato inosservato. Da quel momento in poi, mi sono impegnata non solo a istruirmi sui diritti umani, ma anche a diffondere queste informazioni vitali.
Pur rimanendo un’artista nel cuore e continuando la mia carriera musicale, ora ho una missione parallela e profondamente significativa: dare alle nuove generazioni la possibilità di conoscere i propri diritti e di saperli difendere..
- Elizabeth, lei proviene dalla comunicazione e dai media, ma ora si dedica alla promozione dei diritti umani. Cosa l’ha portata su questa strada?
Tutto è cambiato il giorno in cui ho scoperto la Dichiarazione universale dei diritti umani. Quando l’ho letta, mi sono innamorata profondamente dei suoi principi e delle sue promesse. Quel momento è stato per me un vero e proprio punto di svolta. Ho capito l’immenso valore dei suoi ideali e, a poco a poco, la vita mi ha portato verso l’educazione.
Come professionista della comunicazione, mi sento in dovere di promuovere questi diritti. Parlare della bellezza di questo documento è diventata una missione personale. La Dichiarazione incarna gli ideali di dignità, libertà, uguaglianza e giustizia per tutti gli esseri umani e ci fa lottare e sperare in un mondo in cui tutti possiamo vivere liberi dalla paura e dal bisogno.
Questa scoperta ha riorientato la mia carriera e ridefinito il mio scopo. Ora dedico i miei sforzi all’insegnamento e alla diffusione di questi diritti fondamentali, convinta che conoscerli e comprenderli sia essenziale se vogliamo costruire un mondo più giusto e umano.
- Cosa ha unito Devorah ed Elizabeth in questa lotta?
Siamo legate dalla passione e dall’arte. La passione alimenta la nostra creatività, ma rafforza anche il nostro impegno per i diritti umani, trascendendo le nostre espressioni individuali. L’arte, a sua volta, diventa un ponte, un modo poetico per collegare emozioni e pensieri, per raggiungere cuori e menti con un potere di trasformazione.
La nostra capacità di catturare e trattenere l’attenzione del pubblico è il risultato di anni di pratica e di una profonda comprensione di come comunicare in modo efficace. Questa abilità, unita alla nostra passione per la giustizia e l’uguaglianza, ci permette di ispirare, educare e promuovere un cambiamento significativo.
- Perché avete scelto Eleanor Roosevelt come figura di ispirazione?
L’impegno incrollabile di Eleanor Roosevelt per i diritti umani, la sua capacità di superare le avversità personali e la sua dedizione alla giustizia sociale sono tutte fonti di ispirazione. Inoltre, la sua vita è una testimonianza di resilienza, empatia e leadership. Come First Lady degli Stati Uniti, era nota per la sua instancabile difesa dei diritti delle donne, dei lavoratori migranti e della comunità afroamericana. Harry Truman la definì “la First Lady del mondo” per la sua influenza globale.
Eleanor era una donna dalle mille sfaccettature, ma c’era una qualità che brillava su tutte: il suo spirito indomito nella lotta contro le disuguaglianze e la sua instancabile dedizione alla causa dei diritti umani. Come lei stessa ha detto: “Non basta parlare di pace, bisogna crederci. E non basta crederci, bisogna lavorare per ottenerla”.
Ha svolto un ruolo cruciale nella stesura e nell’adozione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, navigando nei dibattiti filosofici e politici tra il blocco statunitense e quello sovietico e usando la sua influenza per creare consenso. Per quasi 27 anni ha scritto la rubrica “La mia giornata”, utilizzando questa piattaforma per sostenere cause sociali e politiche.
Non accettando mai il ruolo meramente “decorativo” riservato alle first lady del suo tempo, divenne una delle principali attiviste per i diritti civili e la giustizia sociale. La sua eredità ci ricorda l’importanza dell’azione e della dedizione nel promuovere la pace e la giustizia, e rimane una figura iconica per tutti coloro che lottano per un mondo più giusto ed equo..
- Perché avete scelto il concetto di Cammino per promuovere i diritti umani?
Abbiamo scelto il Cammino Primitivo per il suo significato storico, ma anche perché, percorrendolo, i diritti umani vengono praticati in modo naturale e spontaneo. Il Cammino Primitivo è il primo e più antico percorso del Cammino di Santiago, così come la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è il primo documento completo che stabilisce i diritti universali.
Sul Cammino, i pellegrini esercitano molti diritti fondamentali senza rendersene conto. Godono della libertà di transito, del diritto alla cultura, della libertà di espressione, della libertà di religione, del diritto alle cure mediche, del diritto al cibo e del diritto a un alloggio dignitoso. Questa esperienza riflette come i diritti umani siano integrati nella nostra vita in modo organico e tangibile.
Il Cammino di Santiago ci permette di mostrare, in modo concreto e accessibile, come i principi della Dichiarazione universale dei diritti umani possano essere vissuti quotidianamente. Sul Cammino siamo tutti uguali, indipendentemente dalle nostre origini, dalla razza, dal sesso o dalla religione. In esso si manifestano chiaramente i valori di uguaglianza e solidarietà che sono alla base dei diritti umani.
- A quale diritto umano pensate che dobbiamo dare la priorità nel mondo di oggi?
Nessun diritto umano è più importante di un altro. Nessuno ha la precedenza sugli altri. I 30 articoli della Dichiarazione universale dei diritti umani sono tutti fondamentali. La violazione di uno di questi articoli implica la violazione di tutti gli altri: ogni diritto umano è un anello della catena della dignità e della giustizia. Quando uno di questi anelli viene spezzato o ignorato, la catena si indebolisce e la protezione dei diritti umani viene compromessa. Ogni diritto umano agisce come un pilastro che sostiene la struttura di una società giusta ed equa.
- Voi amate il Cammino di Santiago, in particolare il Cammino Primitivo. Perché lo avete scelto e cosa vi ispira quando lo percorrete?
Il Cammino Primitivo ci ha affascinato fin dal primo momento. A differenza di altri sentieri più affollati, il Primitivo è meno battuto e offre un’esperienza molto più intima e personale. Mentre lo percorrevamo, ci siamo sentiti in comunione con i pellegrini che, secoli fa, cercavano un significato più profondo al loro viaggio.
Questo percorso ci porta attraverso paesaggi mozzafiato: foreste lussureggianti, montagne maestose e piccoli villaggi incantevoli. Ogni passo rafforza il nostro legame con la natura e ci spinge a riflettere sull’importanza dei diritti umani, radicati nella storia e nella geografia. Mentre procediamo, è come se la strada stessa ci parlasse, esortandoci a ricordare l’urgente necessità di difendere la dignità e l’uguaglianza di tutte le persone.
Non possiamo fare a meno di essere grati per l’ospitalità di tutti coloro che abbiamo incontrato lungo il cammino. Pellegrini, gente del posto, uomini d’affari, insegnanti, religiosi, studenti, bambini, anziani, rappresentanti di vari governi: tutti ci hanno accolto a braccia aperte. Queste numerose interazioni arricchiscono profondamente la nostra esperienza, offrendoci un mosaico di storie e culture.
Questa generosa ospitalità ci fa progredire, promuovendo uno spirito di solidarietà e di comprensione reciproca che trascende le origini e le credenze. Il Cammino Primitivo è un viaggio verso la comprensione e l’apprezzamento di ciò che ci unisce come esseri umani.
- Possiamo trasferire l’esperienza della Via Primitiva ad altri percorsi di pellegrinaggio nel mondo?
Sì, assolutamente. Questo può essere fatto perfettamente con altre strade del mondo. Questo percorso non è solo un viaggio fisico, ma anche un profondo viaggio di riflessione sui valori universali della dignità umana, della giustizia e dell’uguaglianza. E questi principi non sono limitati a un luogo geografico specifico.
Estendendo questa esperienza ad altri percorsi, si può promuovere un dialogo globale sui diritti umani, utilizzando la ricchezza di paesaggi, culture e storie diverse per approfondire la comprensione e l’impegno verso questi diritti.
Inoltre, l’integrazione di questa questione urgente in diversi itinerari di pellegrinaggio può servire a ricordare con forza che i diritti umani sono universali e rilevanti in tutti i contesti, promuovendo una consapevolezza e un rispetto globali più ampi.