Christina si trovava sulla collina di Feginsbrekka e vide Trondhjem ai suoi piedi, scintillante nella luce dorata del tramonto. Impressionata, la giovane donna cadde ai piedi dell’ultima croce, dove migliaia di pellegrini avevano ringraziato Dio per averli raggiunti nel loro viaggio attraverso un mondo bello ma pericoloso.
Le campane delle chiese e dei conventi stavano suonando i vespri quando Christina entrò nel cimitero che circondava la cattedrale. Per un attimo osò alzare gli occhi verso il portico occidentale e subito li abbassò, abbagliata.”
Così Sigrid Undset, la scrittrice norvegese vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura nel 1928, descrive l’arrivo di una nobile penitente in pellegrinaggio alla tomba di Sant’Olav nel XIV secolo nella sua opera più famosa, Cristina, figlia di Lavrans. Un romanzo potente sulla Norvegia medievale, in cui la miseria umana e le esigenze della fede si scontrano.
Figlia di un importante archeologo e di una grande studiosa delle saghe norrene, Sigrid Undset era ben consapevole di ciò che la Via di Sant’Olav significava per l’Europa del Nord nel Medioevo. Il percorso principale, Gudbrandsdalsleden, passa proprio davanti alla sua casa di Bjerkebæk. Oggi i pellegrini che vanno da Oslo a Trondheim possono fermarsi a Lillehammer per visitare la casa-museo dell’autore.
Chi era Sant’Olav?
Nell’antica Nidaros, oggi Trondheim, sulle rive dell’Atlantico, si trova la più importante cattedrale gotica della Scandinavia. Fu costruita per ospitare le reliquie di un re considerato santo e martire cristiano: Olav II Haraldsson.
Nato nel 995 da una famiglia nobile pagana, Olav era un vero e proprio vichingo che partecipò ad anni di saccheggi e razzie, tra cui Canterbury, in Inghilterra, nel 1011. Gli si attribuisce persino la distruzione del London Bridge.
Conosciuto come “Il Grande” per le sue dimensioni impressionanti, doveva essere un guerriero temibile e brutale in battaglia. Voleva riunire tutti i regni vichinghi in uno solo e combatté per un intero decennio. Per ragioni politiche, dovette trascorrere un periodo in Normandia, dove il duca Riccardo lo introdusse alla fede cristiana. Lì, alla fine, fu battezzato.
Le cronache e le biografie affermano che Olav abbracciò la nuova fede con entusiasmo. Quando tornò in Norvegia, promosse la cristianizzazione del Paese portando con sé missionari inglesi. Diffuse la fede cristiana in Norvegia, ponendo fine a molte pratiche pagane, tra cui il sacrificio dei bambini. Si ritiene che la Pietra di Kuli, un monolite contenente la prima menzione scritta del cristianesimo nel Paese, risalga a questo periodo.
Le sue azioni gli procurarono l’inimicizia di molti nobili locali, in parte perché abolì molti dei loro privilegi abusivi sui loro vassalli. Dopo una ribellione interna, Olav fu espulso dal Paese da Canuto di Danimarca e dovette andare in esilio a Kiev.
Missione divina
Ma per Olav la cristianizzazione della Norvegia era molto più di una questione politica: la considerava la sua missione spirituale. Decise presto di tornare in Norvegia per reclamare il trono. Non ci riuscì, almeno non in vita.
Olav morì nella battaglia di Stiklestad nel 1030, mentre cercava di conquistare Nidaros. Ben presto gli furono attribuiti numerosi miracoli e guarigioni. La gente cominciò a recarsi in massa in pellegrinaggio alla sua tomba e l’anno successivo l’arcivescovo di Nidaros lo dichiarò santo per acclamazione popolare. La devozione nei suoi confronti convertì i vichinghi rimasti al cristianesimo in tempi record.
È difficile misurare l’influenza di Olav in Scandinavia. La Grande Enciclopedia Norvegese ha una parola propria per questo fenomeno: Olavsarven (qualcosa come “Olavmania”). L’ascia di Sant’Olav è entrata a far parte dello stemma norvegese nel XIII secolo e le chiese che portano il suo nome si sono moltiplicate in tutto il mondo cristiano. La sua festa, chiamata Olsok o Veglia di Sant’Olav, si celebra ogni anno il 29 luglio.
Il Cammino di Sant’Olav è diventato la terza via di pellegrinaggio europea dopo Roma e Santiago. Non si tratta di un’unica strada, ma di una rete di nove diversi itinerari provenienti dal nord, dal sud e dall’est della Scandinavia che terminano a Trondheim. Il più antico e famoso è il Gudbrandsdalsleden, da Oslo.
Anche se i pellegrinaggi e le reliquie sono diminuiti con la Riforma protestante, i luterani hanno sempre considerato Sant’Olav come un eroe nazionale. In effetti, il re martire è considerato il Re Eterno della Norvegia fin dal XII secolo.
Oggi, il Cammino di Sant’Olav continua ad attrarre migliaia di pellegrini ogni estate (in inverno il percorso è quasi impraticabile) con i suoi splendidi paesaggi e la sua serie di resti archeologici e chiese in legno. Un Cammino (e una storia) che vale la pena di vivere in prima persona.