In un angolo tranquillo di un resort in Thailandia, una famiglia di Giacarta consuma una colazione priva di carne di maiale e alcol, accompagnata da una musica soffusa che si abbassa rispettosamente quando il richiamo alla preghiera risuona da altoparlanti discreti. In Spagna, una coppia del Golfo visita l’Alhambra di Granada seguendo un itinerario che intreccia il patrimonio andaluso con spazi di contemplazione. Questi viaggiatori non sono uniti dalla nazionalità, ma da un modo di viaggiare modellato sulle proprie convinzioni. Questo è il mondo del turismo halal.
Sebbene il termine “halal” venga spesso associato esclusivamente al cibo, in realtà abbraccia molto di più. In termini giuridici islamici, si riferisce a ciò che è lecito. Applicato al viaggio, “halal” indica un’esperienza che permette ai viaggiatori musulmani di esplorare il mondo senza compromettere i propri valori spirituali ed etici. Lungi dall’essere una nicchia marginale, il turismo halal è oggi uno dei settori a più rapida crescita nell’economia turistica globale.
Oltre il piatto: cosa rende un viaggio “halal”?
Può un hotel essere halal? Una città, un museo, una spiaggia? La risposta sta nell’intenzione e nella progettazione. Il viaggio halal non consiste solo nell’evitare alcol e carne di maiale. È una proposta olistica, in cui l’alloggio, gli orari, i servizi e l’atmosfera rispettano la sensibilità musulmana.

Ciò può includere spazi dedicati alla preghiera, spa e piscine con accessi separati per genere, ville familiari con aree private, intrattenimento senza alcol, personale formato alla competenza culturale. Molte destinazioni adattano anche i propri servizi durante il Ramadan e offrono programmi che valorizzano il patrimonio islamico locale.
Contrariamente a certi stereotipi, il turismo halal non è un ritiro dal mondo, ma un modo di viverlo in cui l’identità religiosa è integrata—non messa da parte—nell’esperienza di viaggio.
Un mercato in espansione – e in evoluzione
Nel 2023, si stima che 140 milioni di turisti musulmani abbiano attraversato i confini internazionali. Entro il 2028, si prevede che questo numero raggiunga i 230 milioni. Il turismo halal genera già oltre 250 miliardi di dollari l’anno, con proiezioni che superano i 400 miliardi nel prossimo decennio.
Questa crescita è trainata da fattori demografici: con oltre 2,1 miliardi di musulmani nel mondo—circa il 26% della popolazione globale—e un profilo d’età giovanile (circa il 70% ha meno di 40 anni), il settore rappresenta un pubblico vasto e motivato, desideroso di viaggiare secondo i propri termini.
È anche il segnale di un cambiamento più ampio nell’industria del turismo. Negli ultimi anni, paesi non a maggioranza musulmana come Giappone, Corea del Sud, Spagna e Regno Unito hanno investito in infrastrutture e formazione per accogliere i viaggiatori musulmani. Ristoranti certificati halal, guide multilingue con conoscenza delle norme islamiche, strutture per sole donne ed esperienze sensibili alla fede fanno parte di un’evoluzione verso un’ospitalità più inclusiva.
Perché è importante
L’ascesa del turismo halal ci invita a ripensare la diversità nei viaggi. Se in passato si privilegiava un modello di neutralità culturale—spesso sinonimo di omologazione—oggi cresce la consapevolezza che la differenza non solo va rispettata, ma può essere anche un vantaggio strategico.
Accogliere i viaggiatori musulmani non è solo un imperativo etico; è anche una scelta intelligente sul piano economico. E i benefici vanno oltre il target specifico. Anche i viaggiatori non musulmani scelgono hotel halal per la loro tranquillità, l’ambiente adatto alle famiglie, o cibo certificato halal per l’origine etica e la tracciabilità.
Sta emergendo un nuovo ethos del viaggio—che privilegia chiarezza, cura e coerenza al posto del semplice consumo.

Storie globali, espressioni locali
La diffusione del turismo halal ha dato vita a una varietà di iniziative localizzate:
- In Malaysia e Indonesia, il settore guida con percorsi patrimoniali e pacchetti eco-turistici allineati ai valori islamici.
- La Spagna, con il suo passato andaluso, sta diventando un crocevia culturale per la riflessione storica e l’impegno spirituale.
- In Giappone, compaiono sale per la preghiera negli aeroporti e i ristoranti espongono visibilmente le certificazioni halal per guadagnarsi la fiducia dei visitatori del Sud-est asiatico.
- Nel Regno Unito, soprattutto a Londra e Manchester, sono state introdotte guide turistiche halal per attrarre i turisti del Golfo in cerca di comfort, lusso e continuità culturale.
Innovazione e sostenibilità
Il viaggio halal non sta solo crescendo—si sta anche raffinando. I viaggiatori utilizzano app che indicano gli orari della preghiera e la direzione della Mecca, o che filtrano gli hotel in base alla compatibilità halal. Piattaforme come HalalBooking consentono ricerche personalizzate, mentre le fintech islamiche sviluppano assicurazioni e sistemi di pagamento conformi alla sharia.
Anche la sostenibilità trova terreno comune con i principi halal. Il concetto islamico di tayyib—che significa buono, sano, etico—si sposa con le pratiche di viaggio responsabile: attenzione all’ambiente, commercio equo, turismo basato sulle comunità. In questo modo, il turismo halal incrocia quello ecologico, formando un modello ibrido fondato su valori e rispetto ambientale.
Uno sguardo al futuro
Il futuro del turismo halal non è predefinito. Ciò che è nato come necessità culturale sta evolvendo in un modello che altri potrebbero adottare—non per obbligo, ma per attrazione. Per chi cerca esperienze di viaggio significative, rispettose e sensibili alle questioni etiche, il turismo halal rappresenta una proposta affascinante.
La sfida principale sarà andare in profondità: evitare il marketing superficiale, garantire standard autentici, costruire una vera competenza culturale in tutto il settore. Ma le opportunità sono notevoli—dai safari halal in Africa ai ritiri spirituali in America Latina.
Viaggiare “per fede” non è una novità. Ciò che distingue il turismo halal contemporaneo è il suo mix di tradizione, modernità e innovazione. In un mondo frammentato, propone una visione del turismo che non cancella le differenze, ma invita a viaggiare bene—restando fedeli a ciò che siamo.
Il viaggio può aiutarci a capirci meglio—senza chiederci di rinunciare a noi stessi? La domanda resta aperta. Ma il turismo halal fa certamente parte del dialogo.