Nell’arcipelago maltese, storia e spiritualità si fondono letteralmente sotto terra, in grotte naturali che hanno offerto rifugio e ispirazione ai suoi abitanti per millenni. Queste grotte sono state utilizzate per vari scopi (rifugio, sepoltura e culto) fin dal Neolitico, passando per epoche pagane fino all’era cristiana.
Esse offrono ai visitatori un affascinante viaggio nel passato di Malta, un’esplorazione di spazi sacri in un palinsesto di culture. Forse ciò che colpisce di più è come molte di queste grotte siano state trasformate in luoghi di culto cristiani, incluse chiese scavate direttamente nella roccia, note come chiese trogloditiche – una vera testimonianza delle antiche tradizioni religiose di Malta.
Origini neolitiche: Għar Dalam e la cultura dei templi
L’uso delle grotte a Malta come rifugi e luoghi di culto iniziò con i primi coloni, intorno al 5900 a.C. Questi antichi abitanti trovarono nelle grotte naturali dell’isola una fonte di protezione fisica e consolazione spirituale. Għar Dalam, una delle grotte preistoriche più famose di Malta, contiene testimonianze della presenza umana di questo periodo, tra cui strumenti e resti animali che delineano un quadro dei primi giorni di Malta.
Queste grotte probabilmente servivano come luoghi sacri per i popoli neolitici che avevano già costruito i famosi templi megalitici di Ħaġar Qim e Mnajdra.
Le grotte, associate ai riti della fertilità e al culto delle dee madri, rappresentano i primi siti noti di importanza spirituale a Malta. L’atto di entrare in questi spazi sotterranei evocava forse l’idea del grembo o dell’oltretomba.
Questi primi rituali religiosi testimoniano l’inclinazione profondamente radicata dell’arcipelago verso la religiosità e mostrano come il suo stesso paesaggio inviti alla meditazione. Le scogliere frastagliate, le vaste distese di costa e le pianure tranquille creano un ambiente naturale che sembra progettato per la contemplazione. L’intimità delle isole incoraggia un senso di vicinanza alla natura e al divino.
Culto pagano e l’epoca romana
Nel corso dei secoli, le grotte di Malta hanno assistito all’arrivo dei Fenici e poi dei Romani, che portarono le loro pratiche religiose e tradizioni. Alcune grotte divennero luoghi di culto pagano, spesso dedicate a divinità della fertilità o ctonie. I Romani, ad esempio, consideravano queste grotte come dimora di spiriti o divinità dell’oltretomba, e continuarono a usarle sia per scopi pratici che sacri.
L’Ipogeo di Ħal Saflieni, sebbene non sia una grotta naturale, riflette lo stesso rispetto per gli spazi sotterranei. Usato come necropoli e camera rituale, i suoi intagli suggeriscono che i Romani-maltese continuarono ad associare le grotte a pratiche spirituali, anche abbracciando nuove influenze religiose. È probabile che molte di queste grotte servissero come luoghi segreti per le celebrazioni liturgiche durante il periodo di transizione tra Malta pagana e cristiana.
L’era cristiana e le chiese trogloditiche
La storia delle grotte maltesi subì una trasformazione nel 60 d.C., quando l’Apostolo Paolo naufragò sull’isola. Secondo gli Atti degli Apostoli, Paolo trascorse tre mesi a Malta, e si crede che abbia trovato rifugio in una grotta a Rabat. Oggi, la grotta di San Paolo è un luogo venerato di pellegrinaggio, segnando il punto in cui Paolo avrebbe predicato e diffuso il cristianesimo sull’isola.
Ma la grotta di San Paolo è solo uno dei tanti santuari cristiani incastonati nelle grotte di Malta. Con la diffusione del cristianesimo, molte grotte furono convertite in santuari cristiani, addirittura nel primo Medioevo.
Alcune antiche chiese maltesi furono costruite su templi pagani, come avveniva spesso nel mondo cristiano. Con l’Editto di Tessalonica, l’imperatore Teodosio dichiarò il cristianesimo religione ufficiale dell’impero, e Malta vide lo sviluppo di chiese trogloditiche, scavate direttamente nella roccia. Queste cappelle sotterranee testimoniano le profonde radici cristiane dell’isola, in quanto venivano spesso utilizzate dalle prime comunità cristiane che cercavano rifugio dalle persecuzioni.
Un esempio è la Cappella di Sant’Agata a Rabat, una chiesa sotterranea che, secondo la tradizione, servì da rifugio per i cristiani durante le persecuzioni romane. Infatti, la tradizione vuole che qui abbia vissuto la stessa Agata, fuggita dalla Sicilia a Malta per sfuggire alle persecuzioni dell’imperatore romano Decio. Le pareti della cappella di Sant’Agata sono ornate da antichi affreschi conservati nella penombra della grotta, un tesoro di arte paleocristiana che offre uno sguardo sulla vita spirituale dei primi cristiani di Malta.
La grotta di San Paolo: un’eredità sacra
Di tutte queste grotte, nessuna è più famosa di quella di San Paolo a Rabat. La tradizione vuole che questa sia la grotta in cui San Paolo visse e predicò durante il suo soggiorno a Malta. Oggi è un luogo di incontro per i pellegrini cristiani che cercano di seguire le orme dell’Apostolo. La grotta fa parte di un complesso religioso più ampio che comprende la Chiesa di San Paolo e il Museo Wignacourt, che la rendono un centro di devozione cristiana.
Un viaggio nel tempo
Le grotte di Malta raccontano la storia di un arcipelago che è stato un crocevia spirituale per migliaia di anni. Che abbiano ospitato fedeli neolitici, pagani romani, santi o prime comunità cristiane, queste grotte testimoniano l’evoluzione del paesaggio spirituale di Malta. Alcune di queste grotte neolitiche si sono poi trasformate in chiese sotterranee e le altre in interi sistemi di catacombe, i più importanti al di fuori di Roma.
Oggi, molte di esse sono ancora luoghi di preghiera e di pellegrinaggio e offrono ai viaggiatori l’opportunità di entrare in spazi sacri e senza tempo che hanno plasmato la storia di Malta.
Per chi esplora le grotte dell’isola, non si tratta solo di contemplare meraviglie geologiche, ma di sperimentare una continuità di culto e devozione che va dagli albori dell’insediamento umano fino al cuore del cristianesimo. Tra le ombre preistoriche di Għar Dalam o inginocchiati in preghiera nella Grotta di San Paolo, queste grotte sacre invitano allo stupore e a una più profonda comprensione del patrimonio spirituale che ha plasmato Malta (e il Mediterraneo in generale) per millenni.