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Il legame segreto tra i Ferrero Rocher e la devozione mariana a Lourdes

Confetti al cioccolato Ferrero Rocher. By Dejavu - Shutterstock
Confetti al cioccolato Ferrero Rocher. By Dejavu - Shutterstock

Tutto ebbe inizio ad Alba, in Piemonte. Siamo negli anni cinquanta. In una piccola cittadina del freddo e nebbioso nord Italia, famosa nel mondo per i tartufi bianchi e i paesaggi da cartolina, un giovane pasticcere di nome Pietro Ferrero lavora instancabilmente nel suo laboratorio. Quello che sta per inventare – una crema spalmabile a base di nocciole per sopperire alla scarsità di cacao nel dopoguerra – cambierà per sempre le abitudini alimentari dell’Europa. Quella crema si chiamerà Nutella, e renderà la sua famiglia miliardaria. Ma questa che vi racconto oggi non è la storia della Nutella.

Questa è la storia di un altro prodotto Ferrero. Uno più piccolo e fragrante. Un dolce che, a differenza della Nutella, non si spalma ma si scarta con cura, come un gioiello. Un cioccolatino sferico racchiuso in una camicia dorata, sistemato su un pirottino marrone con l’aria di chi è stato invitato a un ballo di gala. Ferrero Rocher: il cioccolatino simbolo del “lusso accessibile” degli anni Ottanta e Novanta, presente in ogni pranzo natalizio, ogni visita diplomatica, ogni regalo dell’ultimo minuto.

Ma ciò che quasi nessuno sa è che dietro quell’involucro dorato non c’è solo un’operazione di marketing ben riuscita. C’è un voto. Una devozione personale. E un luogo preciso: Lourdes.

Un uomo, una fabbrica, la sua fede

The Ferrero family business in the 1920s
L’azienda della famiglia Ferrero negli anni ’20

Michele Ferrero, figlio di Pietro, ereditò l’impero del cioccolato e lo trasformò in qualcosa di globale. A differenza di molti altri magnati dell’industria alimentare, Michele era riservato fino all’estremo. Parlava raramente con la stampa. Non dava interviste. Ma una cosa era nota a chiunque lo conoscesse: la sua profonda fede cattolica e, in particolare, la devozione alla Madonna di Lourdes.

Ogni anno, Ferrero organizzava pellegrinaggi a Lourdes per i dipendenti e le loro famiglie. Pagava di tasca propria il viaggio, l’alloggio, tutto. Il gruppo Ferrero ha continuato a farlo anche dopo la sua morte, nel 2015.

In un’intervista del 2011, uno dei suoi collaboratori confidò che tutte le fabbriche Ferrero nel mondo avevano una statua della Madonna di Lourdes all’ingresso. In una lettera ai dipendenti, Michele scrisse:

“Tutto ciò che abbiamo realizzato, lo dobbiamo alla Madonna.”

Ed è proprio da Lourdes che arriva il nome “Rocher”.

Il nome segreto nella carta dorata

In francese, la parola “rocher” significa “roccia”. Chiunque abbia visitato il santuario di Lourdes sa che al centro del culto mariano c’è una grotta, scavata in una parete rocciosa, dove nel 1858 una pastorella di 14 anni di nome Bernadette Soubirous affermò di aver visto la Vergine Maria. Quel luogo è conosciuto come la grotta del Rocher de Massabielle. Un nome che chiunque in Francia assocerebbe immediatamente a Lourdes.

Chiamare un cioccolatino “Ferrero Rocher” può sembrare una scelta stilistica, una trovata di marketing per evocare raffinatezza francese. Ma per Michele Ferrero, il nome era un omaggio. Un atto di gratitudine. Una maniera per consacrare anche il prodotto più profano – un dolce da supermercato – a una dimensione spirituale. Era un riferimento diretto a Lourdes.

Ferrero Rocher chocolates in their characteristic transparent box
Cioccolatini Ferrero Rocher nella loro caratteristica scatola trasparente

L’eleganza della devozione

Cosa c’entra tutto questo con l’aspetto del cioccolatino? Più di quanto sembri.

L’involucro dorato, che imita un lingotto, e il pirottino marrone ricordano quasi una piccola reliquia. La forma sferica e irregolare – nocciole tritate, uno strato croccante, una cialda che custodisce una crema al cioccolato – richiama vagamente la forma naturale di una pietra, forse proprio una roccia sacra. Anche la disposizione nelle scatole trasparenti, ordinata e modulare, ha qualcosa di rituale, come fossero reliquie da contemplare.

Lourdes: non solo miracoli

Per chi non lo sapesse: Lourdes è una cittadina ai piedi dei Pirenei, nel sud della Francia. È uno dei luoghi di pellegrinaggio cattolico più visitati al mondo: circa 3 milioni di fedeli l’anno, attratti dalla promessa di guarigione spirituale e fisica. L’acqua della fonte miracolosa è imbottigliata e spedita in tutto il mondo. Ma Lourdes è anche un’esperienza totalizzante: grotte, candele, preghiere in molte lingue, ma anche hotel, souvenir, commercio religioso. Forse semplicemente il risultato inevitabile della collisione tra spiritualità e capitalismo.

Per Michele Ferrero, Lourdes non fu mai un prodotto. Era un luogo dell’anima. La leggenda aziendale vuole che andasse lì ogni anno, lontano dai riflettori, a pregare in silenzio.

Dolci e misteri: la segretezza Ferrero

Chi lavora nella Ferrero sa che l’azienda è ossessivamente riservata. Le ricette sono protette con la stessa attenzione dei codici nucleari. I processi produttivi – in particolare quelli del Rocher – sono talmente complessi che per anni nessuno riuscì a copiarli, nonostante decine di tentativi.

Secondo indiscrezioni, l’azienda mise a punto una macchina unica per creare la sfera cava ripiena, con nocciole intere e rivestimento croccante. Quell’invenzione fu cruciale per il successo del prodotto.

Ma c’è chi sostiene che questa attenzione al dettaglio non sia solo industriale, ma anche spirituale. Come se ogni cioccolatino fosse un piccolo gesto rituale.

Sanctuary of Our Lady of Lourdes

Un piccolo lusso accessibile a tutti

Lanciato nel 1982, il Ferrero Rocher si posizionò da subito in una nicchia di mercato curiosa: non era un cioccolatino di alta gamma, ma nemmeno uno da discount. Era elegante ma accessibile. Poteva essere comprato da chiunque, ma dava l’impressione di un regalo ricercato. Un piccolo lusso quotidiano.

In un certo senso, fu un miracolo laico: prendere un’idea che nasce dalla fede personale e trasformarla in un successo globale. Senza mai dirlo esplicitamente. Senza usare la religione come leva pubblicitaria. Un miracolo silenzioso, coerente con il carattere schivo del suo creatore.

Un cioccolatino è mai solo un cioccolatino?

La prossima volta che aprirai una scatola di Ferrero Rocher, pensa a quanta storia e significati nasconde.

Il vero mistero non è solo il gusto, né la ricetta. Il vero mistero è come un uomo sia riuscito a trasformare un gesto religioso in un prodotto globale, senza mai venderne l’anima.

Michele Ferrero è morto nel 2015, a 89 anni. Al suo funerale partecipò gran parte della città di Alba. Tra i canti liturgici, risuonava anche una canzone mariana.

Il gruppo Ferrero è oggi uno dei più grandi conglomerati dolciari del mondo, con marchi come Kinder, Tic Tac e Nutella. Ogni anno, migliaia di dipendenti Ferrero continuano a recarsi in pellegrinaggio a Lourdes, in silenzio e senza pubblicità.

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