Nell’arida penisola meridionale del Sinai, in Egitto, il monastero di Santa Caterina è la più antica comunità monastica al mondo ancora attiva. Costruito ai piedi del Monte Sinai nel VI secolo d.C. per ordine dell’imperatore bizantino Giustiniano I, rimane un centro attivo del monachesimo ortodosso orientale, della conservazione storica e di importanza interreligiosa.
Il monastero sorge in un luogo da tempo identificato con il racconto biblico di Mosè e del roveto ardente. Secondo la tradizione, l’altare maggiore della chiesa centrale del monastero fu costruito proprio nel punto in cui Mosè avrebbe udito la voce divina. Adiacente ad esso, è conservato un roveto vivo, venerato come il roveto ardente stesso. Questa tradizione, sebbene non verificabile, ha definito l’identità religiosa del luogo per oltre quindici secoli.
Conservazione attraverso i cambiamenti politici

La sopravvivenza di Santa Caterina durante secoli di trasformazioni regionali, compresa l’espansione islamica del VII secolo d.C., deve molto alla sua santità riconosciuta da tutte le tradizioni. Secondo fonti islamiche e la tradizione cristiana, il profeta Maometto emanò una carta di protezione (Ashtiname) per il monastero, garantendone la sicurezza, la libertà religiosa e la protezione dei beni. Questo documento, originale o simbolico che fosse, fu onorato dai successivi governanti islamici e contribuì allo status unico del monastero come sito non musulmano protetto sotto il governo islamico.
Le associazioni interreligiose del monastero sono anche architettoniche. All’interno del complesso si trova una piccola moschea, costruita durante il periodo fatimide, che afferma ulteriormente il suo status riconosciuto in un contesto islamico. Il sito è diventato un raro esempio di continuità interreligiosa in una regione spesso segnata da divisioni settarie.
Un monastero attivo
Santa Caterina rimane la sede di una piccola comunità monastica greco-ortodossa. Ad oggi, meno di 20 monaci vivono nel sito. La loro vita è scandita dai ritmi monastici tradizionali: preghiera, lavoro manuale, ospitalità e cura dei beni culturali del monastero. Il monastero è governato sotto la giurisdizione autonoma della Chiesa greco-ortodossa del Monte Sinai, uno status che mantiene da secoli.
La comunità non è isolata. Ospita regolarmente ricercatori, pellegrini e delegazioni di gruppi cristiani orientali, cattolici e interconfessionali. Pur essendo remoto, rimane un luogo di attiva partecipazione.

Il monastero ospita infatti la biblioteca più antica al mondo ancora in attività. La sua collezione di manoscritti, che conta oltre 3.300 volumi, è tra le più significative esistenti. Scritti in greco, arabo, siriaco, georgiano, armeno, slavo e altre lingue, i testi spaziano dalla teologia alla medicina, dalla filosofia all’astronomia.

Uno dei contributi storici più importanti della biblioteca è il Codex Sinaiticus, un manoscritto cristiano del IV secolo che contiene una delle prime versioni conosciute della Bibbia greca. Sebbene gran parte di esso si trovi ora nella British Library, la sua scoperta a Santa Caterina ha posto il monastero al centro degli studi biblici moderni.
La biblioteca continua a fungere da centro di ricerca. Recenti progetti di digitalizzazione, tra cui il Sinai Palimpsests Project, hanno utilizzato l’imaging multispettrale per recuperare testi cancellati, rivelando strati di letteratura dimenticata in aramaico cristiano palestinese, albanese caucasico e altre lingue rare. Questi sforzi posizionano il monastero non solo come luogo di fede, ma anche come contributore alla conoscenza storica e linguistica globale.
Pellegrinaggio e accesso
Il monastero di Santa Caterina rimane una meta per pellegrini di diversa provenienza, tra cui cristiani ortodossi, cattolici, protestanti, ebrei e musulmani. L’accesso al sito comporta l’attraversamento della penisola del Sinai e il viaggio è soggetto a condizioni politiche e protocolli di sicurezza.

Molti pellegrini salgono sul Monte Sinai, identificato dalla tradizione come il luogo in cui Mosè ricevette le tavole della legge, prima di scendere al complesso monastico sottostante. Sebbene l’identificazione della montagna non sia universalmente accettata dagli studiosi, il suo significato come luogo simbolico della rivelazione e dell’alleanza attira ogni anno migliaia di visitatori.
Il monastero di Santa Caterina non è un monumento del passato, ma un’istituzione religiosa e accademica attiva. È sopravvissuto per quasi 1.500 anni attraverso il cambiamento di imperi, i mutamenti teologici e i confini degli Stati moderni, mantenendo il suo ruolo di luogo di pellegrinaggio, conservazione e studio. Per i viaggiatori che visitano il Sinai, rimane una rara confluenza di geografia, memoria e cultura, una testimonianza vivente di una tradizione stratificata e di una presenza duratura.
Il viaggio per raggiungere il monastero di Santa Caterina inizia in genere con un viaggio via terra dal Cairo, situato a circa 450 chilometri a nord-ovest. La maggior parte dei viaggiatori prende una strada in direzione sud attraverso il tunnel di Suez o il tunnel Ahmed Hamdi sotto il canale di Suez, entrando nella penisola del Sinai attraverso la città di Suez. Da lì, la strada segue l’autostrada 55 attraverso Ras Sedr e prosegue verso l’interno in direzione delle montagne centrali, fino a raggiungere la città desertica di Santa Caterina, un piccolo insediamento isolato che funge da porta d’accesso al monastero.
L’ultimo tratto prevede una salita graduale verso l’alto massiccio del Sinai, dove il monastero sorge a un’altitudine di circa 1.500 metri. La maggior parte dei visitatori arriva con mezzi privati o minibus organizzati, spesso pernottando in una delle pensioni o nei modesti hotel della città vicina.
Per coloro che intendono compiere il pellegrinaggio fino alla cima del Monte Sinai, un sentiero ben segnalato parte vicino al monastero e può essere percorso in 2-3 ore, a piedi o a dorso di cammello. Sebbene non esista un itinerario ufficiale che colleghi tutti i siti monastici della regione, questo percorso consente di accedere a uno dei centri spirituali e storici più antichi del Mediterraneo orientale.